La cappella degli Scrovegni
Presentazione della mostra ai catechisti - 14 ottobre 2006
a cura di Roberto Filippetti
Siamo abituati a pensare ai cicli pittorici in tante nostre chiese antiche come una "Biblia pauperum", una Bibba dei poveri, ma siamo ancora in grado di apprezzare e decifrare la ricchezza del linguaggio simbolico?
E ancora prima, ci lasciamo toccare da queste opere d'arte?
L'arte cristiana non è esercizio estetico ma è sempre un servizio catechetico.
Dobbiamo reimparare a usare anche l'arte come uno dei mezzi per annunciare Gesù Cristo e la bellezza di essere cristiani.
Partendo da questi convincimenti Roberto Filippetti ha portato in giro per il mondo un suo modo di leggere il ciclo di affreschi della Cappella degl Scrovegni, divertendosi a cogliere gli spunti offerti da Giotto attraverso una lettura sequenziale dei quadri, che raccontano rispettivamente la nascita di Gesù, la sua vita e il triduo pasquale, ma soprattutto andando a ricercare le relazioni dei quadri leggendo i cicli attraverso le sezioni verticali, o collegando un quadro col corrispettivo nell'altra parete, o soffermandosi sui colori, sulla simbologia numerica, sui giochi della luce che entra dalle finestre e va a colpire determinate zone delle pareti, aggiungendo significato a significato.
Il risultato è una lettura affascinante, divertente, per nulla banale, che ha offerto ai numerosi catechisti richiamati dall'incontro organizzato in collaborazione con l'Ufficio catechistico diocesano, una diversa prospettiva per aiutarli a esprimere in modo nuovo, seppur antichissimo, la fede che trasmettono. L'esperienza di Filippetti ha fatto scoprire che sono i bambini i maggiori ricettori di questo messaggio, perché riescono a cogliere meglio quello che appare agli occhi e imparano facilmente un metodo per leggere le opere d'arte che difficilmente dimenticheranno. A conferma di questo, la mostra è affiancata da una sezione didattica, in cui i bambini che osservano la riproduzione in scala della Cappella, possono sperimentare immediatamente una loro interpretazione dei temi presentati nei quadri o le tecniche usate per realizzarli.
Agli adulti invece viene riconsegnata una "apertura degli occhi" che è stata offuscata dalle innumerevoli immagini che oggi vengono proposte e che hanno abbassato il livello di attenzione e di comprensione, rendendo quasi indifferenti. La lettura proposta da Filippetti della Cappella ha cercato di far emergere dalle opere pittoriche il messaggio catechetico, non per nulla ha ricordato come Giotto fosse affiancato da un teologo durante la fase di studio e di preparazione dei bozzetti. Questo ha permesso come si diceva prima, la presenza di diversi piani di lettura e di diversi livelli interpretativi, che risuonano nell'animo dell'osservatore. Tutto questo porta a una conoscenza "affettiva" dell'opera d'arte, un'intimità che permette all'uomo di recuperare un'intimità con un Amore che abita in lui da sempre e lo porta a ridestare il desiderio della Bellezza infinita.
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Presentazione della mostra ai catechisti - 14 ottobre 2006
a cura di Roberto Filippetti
Siamo abituati a pensare ai cicli pittorici in tante nostre chiese antiche come una "Biblia pauperum", una Bibba dei poveri, ma siamo ancora in grado di apprezzare e decifrare la ricchezza del linguaggio simbolico?
E ancora prima, ci lasciamo toccare da queste opere d'arte?
L'arte cristiana non è esercizio estetico ma è sempre un servizio catechetico.
Dobbiamo reimparare a usare anche l'arte come uno dei mezzi per annunciare Gesù Cristo e la bellezza di essere cristiani.
Partendo da questi convincimenti Roberto Filippetti ha portato in giro per il mondo un suo modo di leggere il ciclo di affreschi della Cappella degl Scrovegni, divertendosi a cogliere gli spunti offerti da Giotto attraverso una lettura sequenziale dei quadri, che raccontano rispettivamente la nascita di Gesù, la sua vita e il triduo pasquale, ma soprattutto andando a ricercare le relazioni dei quadri leggendo i cicli attraverso le sezioni verticali, o collegando un quadro col corrispettivo nell'altra parete, o soffermandosi sui colori, sulla simbologia numerica, sui giochi della luce che entra dalle finestre e va a colpire determinate zone delle pareti, aggiungendo significato a significato.
Il risultato è una lettura affascinante, divertente, per nulla banale, che ha offerto ai numerosi catechisti richiamati dall'incontro organizzato in collaborazione con l'Ufficio catechistico diocesano, una diversa prospettiva per aiutarli a esprimere in modo nuovo, seppur antichissimo, la fede che trasmettono. L'esperienza di Filippetti ha fatto scoprire che sono i bambini i maggiori ricettori di questo messaggio, perché riescono a cogliere meglio quello che appare agli occhi e imparano facilmente un metodo per leggere le opere d'arte che difficilmente dimenticheranno. A conferma di questo, la mostra è affiancata da una sezione didattica, in cui i bambini che osservano la riproduzione in scala della Cappella, possono sperimentare immediatamente una loro interpretazione dei temi presentati nei quadri o le tecniche usate per realizzarli.
Agli adulti invece viene riconsegnata una "apertura degli occhi" che è stata offuscata dalle innumerevoli immagini che oggi vengono proposte e che hanno abbassato il livello di attenzione e di comprensione, rendendo quasi indifferenti. La lettura proposta da Filippetti della Cappella ha cercato di far emergere dalle opere pittoriche il messaggio catechetico, non per nulla ha ricordato come Giotto fosse affiancato da un teologo durante la fase di studio e di preparazione dei bozzetti. Questo ha permesso come si diceva prima, la presenza di diversi piani di lettura e di diversi livelli interpretativi, che risuonano nell'animo dell'osservatore. Tutto questo porta a una conoscenza "affettiva" dell'opera d'arte, un'intimità che permette all'uomo di recuperare un'intimità con un Amore che abita in lui da sempre e lo porta a ridestare il desiderio della Bellezza infinita.
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